Tag: email

Schiamazzi digitali

È successa una cosa molto divertente proprio venerdì 21 luglio. L’Università di Bologna, attraverso il suo braccio chiamato ‘Human Resources Strategy for Researchers’, ha inviato una mail a tutti i ricercatori (che sono tanti), chiedendo di rispondere a un questionario online. Con una certa ingenuità, come spesso accade peraltro dentro Unibo, non è stato usato un indirizzo ‘no reply’, e neppure lo stratagemma di mettere i destinatari in ccn, cosa che ormai sanno anche i bambini. Ma tutti potevano vedere l’indirizzo di tutti, perciò, cliccando su ‘rispondi a tutti’, si poteva scrivere praticamente a tutti i ricercatori dell’Ateneo.
Ebbene, il questionario, come a volte capita con analoghi strumenti della nostra amatissima Alma Mater, non era stato testato a sufficienza e molti si sono trovati a disagio, rilevando errori e difficoltà di invio del test. Tutti sanno quanto sia irritante rispondere a 30-40 domande e poi scoprire che non è stato inviato il form e le devi rifare tutte. Se capita due volte, quasi ogni essere umano, se non vi sono cospicui premi in denaro o dure sanzioni, manda a quel paese il quiz e chi lo ha fatto.
Un collega, però, dopo tale rinuncia, ha pensato bene di scrivere a tutti, mettendo in cc il prorettore alla ricerca, facendo presenti le sue difficoltà.
Immediatamente, con il noto effetto che porta a imitare chi scaglia la prima pietra, tutti quelli che avevano avuto problemi con il famigerato questionario, chi perché ‘io ho il mac’, chi perché ha scoperto un bug, insomma per innumeri motivi, hanno cominciato a loro volta a cliccare su ‘rispondi a tutti’ avanzando le loro critiche.
Io leggevo le mail e mi chiedevo quando sarebbe iniziata la seconda fase della crisi di una lista non moderata: il ‘cancellatemi per favore’.
Ed ecco, inevitabilmente, alla ventesima mail di critica arrivano le prime ‘per favore non scrivete a tutti’, che ovviamente sono inviate da tante persone simultaneamente, e dunque generano altro spam e altre ‘per favore non scrivete a tutti’, ovviamente inviato a tutti. Diciamo che venti mail di protesta, più dieci di ‘non scrivete a tutti’, fanno sclerare subito chi ha lo smartphone. Lo smartphone ha abbassato la soglia di fastidio da spam, perché ad ogni mail emette un segnale, che va da un discreto bip a scampanellii e orchestre di ottoni. Immaginate il sereno professore universitario, che venerdì 21 luglio se ne sta in montagna o al mare o a casa a scrivere un articolo che doveva consegnare due settimane prima, che improvvisamente vede impazzire il proprio iphone o android.
Ed ecco piovono le mail di ‘cancellatemi per favore da questa lista’. I poveri docenti non hanno capito che non è una lista con opt out. Ci sei iscritto perché sei un ricercatore. E in ogni caso è venerdì e non c’è assolutamente nessuno che gestisce la lista. Infatti Giovanna Cosenza, che di media se ne intende, lo fa presente con una mail: “Guardate che fino a lunedì nessuno vi cancella. Smettete di inviare mail.” Ma anche questa è una mail. E qui vediamo un principio assolutamente basilare nella comunicazione dei primati (nel senso di scimmie): quando in un gruppo di umani tutti iniziano a parlare sovrapponendo le voci, la spinta imitativa diventa fortissima e tutti vogliono dire la loro. A un certo punto il contenuto che tutti vogliono esprimere è ‘smettete di fare casino’, e un numero sempre maggiore di individui inizia a urlare ‘smettete di fare casino’, ‘silenzio’, ‘silenzio’. Tipicamente, il silenzio arriva dopo che quasi tutti si sono messi a urlare ‘silenzio!’, e poi, guardandosi intorno, hanno visto che qualcuno ha smesso di parlare. In genere, c’è un’ultima lotta per stabilire l’ultimo che grida ‘basta, silenzio!!!’ E poi, finalmente, il silenzio arriva.
Subito dopo, emerge l’impulso irresistibile a raccontarsi e commentare ciò che è accaduto.
Lo staff della ‘Human Resources Strategy for Researchers’ ha così potuto accertare che molti docenti della Grande Mamma non conoscono i meccanismi comunicazionali dei social network. I ricercatori, a loro volta, che i raffinati autori dei questionari non sanno che quando hai molti destinatari spedisci a te stesso e li metti in ccn.