Un brano di Dostoevskij

Non resisto a diffondere questo bellissimo brano di Dostoevskij, tratto da L’adolescente. Forse noto agli esperti ma che non conoscevo. L’autore lo inserisce come detto dal narratore, il giovane protagonista della storia. Un romanzo che sotto certi aspetti prefigura A Catcher in the Rye (Il giovane Holden) per il virtuosismo con il quale l’autore empirico (ma perché dobbiamo sempre escluderlo? lui è l’artefice del testo) sa rendere i pensieri e le emozioni tipiche dell’adolescenza. Il brano in realtà è visibilmente un minisaggio di Dostoevskij, che lo adatta con qualche tratto alla mentalità adolescenziale, ma non ci riesce del tutto, perché il complesso del testo è troppo maturo, acuto, ricco di esperienza, per poter veramente essere farina di un sacco giovanile. Ma il tema “riso come vera espressione dell’indole umana”, è troppo brillante e ben condotto per non procurarci un piacere che solo testi di alto livello sanno procurare. L’esordio “riso come comportamento ripugnante” (si pensi alla retorica dell’inno alla gioia Schilleriano!) è grandioso. Buona lettura.

 

Io ritengo che, quando una persona ride, nella maggior parte dei casi diventi ripugnante guardarla. Il più delle volte, nel riso delle persone si manifesta qualcosa di volgare, qualcosa che in qualche modo sminuisce colui che ride, sebbene quasi sempre questi non sia consapevole dell’impressione che produce. Proprio come ignora, come tutti in generale ignorano, che faccia abbia quando dorme. Taluni hanno una faccia intelligente anche quando dormono, mentre ad altri, benché intelligenti, la faccia nel sonno diventa stupida e perciò ridicola. Non so da che cosa ciò derivi: voglio soltanto dire che chi ride, come chi dorme, per lo più non sa nulla della propria faccia. Un’enorme quantità di persone non sa affatto di ridere. D’altronde, qui non è questione di sapere: si tratta di un dono che non si apprende. Lo si può soltanto coltivare, nel senso che è possibile educare se stessi, migliorarsi e combattere le cattive tendenze del proprio carattere: in tal caso anche il riso di una persona del genere potrebbe assai verosimilmente mutare in meglio. Talune persone si tradiscono completamente attraverso il riso e voi improvvisamente scoprite tutti i loro lati nascosti. Persino il riso indiscutibilmente intelligente a volte è ripugnante. Il riso richiede innanzitutto sincerità, ma dov’è mai la sincerità nella gente? Il riso richiede assenza di malignità, mentre il più sovente la gente ride malignamente. Un riso sincero e privo di malignità è l’allegria, ma dov’è mai nella gente, al giorno d’oggi, l’allegria? (Questa sull’allegria nella nostra epoca è un’osservazione di Versilov che mi è rimasta impressa). L’allegria è il tratto che rivela maggiormente la persona, fino in fondo. Certi caratteri rimangono a lungo indecifrabili, ma basta che quella persona si metta a ridere assai sinceramente e di colpo tutto il suo carattere vi apparirà chiaro come se lo teneste nel palmo della mano. Soltanto, grazie al più alto e al più felice sviluppo, l’uomo sa essere allegro in maniera comunicativa, ossia irresistibile e bonaria. Non sto parlando del suo sviluppo intellettuale, ma di quello del suo carattere, dell’uomo nella sua interezza. Quindi, se volete farvi un giudizio su una persona e conoscere tutta la sua anima, non fate attenzione a come tace, o a come parla, o a come piange, o persino a come si commuove per le idee più nobili, ma guardatela piuttosto quando ride. Se una persona ride bene, significa che è una brava persona. Cercate di cogliere, inoltre, tutte le sfumature: bisogna, ad esempio, che il riso di una persona non vi sembri in nessun caso stupido, per quanto essa sia allegra e semplice. Non appena noterete la più piccola traccia di stupidità nel suo riso, significa, senz’ombra di dubbio, che quella persona è di intelletto limitato, anche se non ha fatto altro che sciorinare idee. Se poi anche il suo riso non è stupido, ma la persona stessa, mettendosi a ridere, improvvisamente vi è parsa per qualche ragione ridicola, sia pure un pochino, sappiate che quella persona manca, per lo meno in parte, di dignità propria. Oppure, infine, se questo riso, benché comunicativo, tuttavia per qualche ragione vi appare alquanto volgare, sappiate che anche la natura di quella persona è alquanto volgare e che tutto ciò che di nobile e di elevato avete notato in lui in precedenza o è qualcosa di intenzionalmente finto, o è qualcosa di inconsciamente imitato, e che quella persona, infallibilmente, in seguito muterà in peggio, si occuperà di n«cose utili» e rigetterà senza rimpianto le idee nobili, come errori e infatuazioni di gioventù.

Colloco qui di proposito questa lunga tirata sul riso, sacrificando anche il corso del racconto, perché la considero una delle più serie riflessioni della mia vita. E la raccomando soprattutto a quelle fanciulle fidanzate che sono già pronte a sposare l’uomo da loro prescelto, ma ancora lo osservano con perplessità e diffidenza, non riuscendo a decidersi definitivamente. E non ridano del misero adolescente che propina i suoi ammaestramenti sulla questione del matrimonio, della quale non comprende un’acca. Questo fatto soltanto comprendo, però, che il riso costituisce il più sicuro saggio dell’animo. Guardate un bambino: soltanto i bambini sanno ridere in maniera perfetta, ed è per questo che sono incantevoli. Un bambino che piange lo trovo ripugnante, mentre un bambino che ride e si rallegra è un raggio del paradiso, è una rivelazione del futuro, quando l’uomo diventerà finalmente puro e semplice di cuore come un bambino.

Dostoevskij L’adolescente (BUR p. 358 sgg.)

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