Chi tra noi abita nel centro nord della nostra lunga penisola sta lentamente riemergendo dall’ondata di neve che ci ha travolto. Quantità di neve abbondante, mai vista nel recente passato: i bolognesi devono risalire al 1985 (ma alcuni sostengono che il 1977 sia l’anno di paragone) per trovare una nevicata così corposa e Bologna non è sicuramente il luogo dove ne è caduta di più in assoluto.
l’emergenza neve crea inevitabilmente disagi, mettendo in crisi soprattutto i trasporti, ma la chiusura prolungata delle scuole e delle università (a volte anche oltre il necessario, a mio parere) ha ridotto la mobilità urbana ed extraurbana dei cittadini e quindi tutti noi abbiamo vissuto per qualche giorno in un tempo altro, evitando gli spostamenti in automobile, facendo la spesa al negozio sotto casa e, vestiti come se si dovesse affrontare la grande scalata del Monte Bianco innevato, ci siamo mossi a piedi nel nostro riquadro di città. Abbiamo capito presto come era organizzato il Piano Neve del Comune: quali erano, per esempio, le strade principali che venivano ripulite dagli spazzaneve continuamente per facilitare la mobilità dei mezzi pubblici; quelle secondarie, liberate dalla neve solo durante una pausa tra le precipitazioni; e quelle ultrasecondarie, in cui non sarebbe mai passato nessuno e quindi lasciate alle pale dei volonterosi cittadini che probabilmente abitano nei dintorni. Una volta compreso tutto questo, i percorsi personali all’interno della città si sono modificati, cioè ci siamo create nuove mappe di percorrenza che dipendevano da fattori diversi da quelli usuali: stato dei marciapiedi, cumuli di neve, attraversamenti possibili e impossibili e così via. Se è indubbio che le nostre città non sono costruite “per reggere a una situazione meteo del genere”, come ci hanno ripetuto continuamente i meteorologi, è anche vero che una delle caratteristiche umane è quella dell’adattabilità e nuove situazioni possono comportare nuovi stimoli conoscitivi.
Situazioni di emergenza risultano però più accettabili se il cittadino intravede buon senso degli enti preposti a gestire l’emergenza e se non si sente preso in giro, come invece è successo con il Piano Neve di Trenitalia.
Situazione tipica di un viaggiatore che viaggia abbastanza regolarmente. Controllo da casa della presenza del treno prescelto dal sito di Trenitalia (perché in tempi di emergenza non si sa mai…); spostamento verso la stazione per tempo; arrivo in stazione, sguardo al tabellone e…, magia delle magie, il tuo treno non viene neppure indicato nella lista dei treni. Si guarda più attentamente e si scopre che il prossimo treno utile è tra uno o due ore e con 80 minuti di ritardo. Nel mentre, sai che ci sono tre treni da orario (perché te lo ricordi dal sito che hai consultato un’ora prima) ma che non compaiono. Che ne è successo? Sono stati cancellati? Il tabellone non è aggiornato? Incominci a dubitare della tua memoria… Cerchi conferme e quindi, seguendo un usuale percorso interpretativo di verifica delle ipotesi, ti guardi intorno per cercare un addetto alle informazioni. Non ce ne sono molti in giro ma quello che è più sorprendente è la risposta che forniscono ai viaggiatori disorientati e rinfreddoliti: “Bisogna guardare il Tabellone”. Lì sta la Verità ferroviaria, ciò che accadrà nell’immediato futuro, se si riuscirà a viaggiare (se poi le porte del treno si apriranno, se gli scambi delle stazioni non saranno bloccati dal ghiaccio, se…), quando arriverà il prossimo treno, se arriverà. Una voce metallica poi ci avverte: “ E’ in atto in Piano Neve di Trenitalia, i viaggiatori sono pregati di prestare attenzione agli annunci e a consultare il Tabellone dei treni in arrivo e in partenza. Ci scusiamo del disagio”.
E così l’immagine che più colpisce in questi giorni di emergenza neve alle stazioni ferroviarie riguarda proprio i viaggiatori con la testa rivolta in alto e lo sguardo fisso al Tabellone, che tremano all’idea che anche quel treno che arriverà tra un’ora possa essere improvvisamente cancellato, senza spiegazione, senza congruo preavviso o pianificazione… E si chiede: “Perché non me l’hanno detto prima? Perché non c‘era sul sito di Trenitalia? Potrò mai partire e poi arrivare? E se parto e poi non arrivo?”
Da semiologia non posso che constatare che Trenitalia ci sorprende sempre e ci aiuta a tenere attive le nostre sinapsi non permettendo mai di abbandonarsi a facili interpretazioni lessicali. Ho sempre pensato che l’espressione: “Piano Neve” rimandasse al concetto di pianificazione, una serie di passi programmati per gestire l’emergenza neve; con in atto un qualcosa che si chiama “Piano Neve” ci si può aspettare ritardi, cancellazioni ma, per così dire, programmate. Non si possono far circolare tre treni per tratta all’ora ma solo uno? Va bene, ce ne faremo una ragione, ma che quello prescelto ci sia e che sia più o meno in orario. l’interpretazione che si può ricavare dal comportamento di Trenitalia è invece un’altra: quando si utilizza tale espressione si dovrebbe tremare perché siamo in emergenza e tutto è possibile, senza nessuna responsabilità di nessuno. Uomo avvisato…