Volli goes sharing

Ugo Volli mi scrive or ora “dato che […] ho un sacco di lavoro virtualmente invisibile perché sepolto in riviste difficili da trovare o libri fuori commercio, ho deciso di mettere tutta questa roba in un formato protetto ma scaricabile su un sito – almeno tutta quella che secondo me potrebbe avere ancora qualche interesse per studenti e colleghi”.

Una scelta importante, che inizia ad aprire anche nel nostro settore una riflessione sull’obsolescenza del supporto cartaceo ma soprattutto sulla insensatezza della custodia di testi che non hanno valore commerciale ma hanno un importante valore scientifico.

Volli è un autore che ha al suo attivo titoli che sicuramente hanno dato un risultato economico, ma la maggior parte degli studiosi di semiotica non ricava nulla in termini di diritti, anzi, la pubblicazione di molti testi è finanziata da fondi universitari, sotto diversi titoli.

Dall’altro lato, le richieste degli editori stanno diventando sempre più vessatorie. Di recente ho visto un contratto che imponeva al firmatario, oltre all’ormai diffuso impegno ad adottare il testo per i propri corsi (a volte con comunicazione del numero degli studenti… come se gli studenti comprassero i libri…), l’impegno a ricomprare le copie invendute… Mi sono informato con una legale, ed è assolutamente contrario al principio stesso del diritto d’autore imporre clausole di questo tipo. L’editore, da sempre, rischia assieme all’autore. Non può avere gli utili e scaricare le perdite sull’autore…

Detto questo, la circolazione cartacea dei testi di semiotica in Italia, con poche e salutari eccezioni, è veramente minima. Le tirature sono basse e dopo uno o due anni il libro, se non va in ristampa, è introvabile, sempre che ci sia qualcuno che lo voglia trovare.

In ogni caso, i diritti che gli autori percepiscono sono minimi. C’è da chiedersi veramente perché, a fronte di questa situazione, il vantaggio di una diffusione potenzialmente illimitata in rete non venga scelto più spesso.

Ocula lo sta sperimentando. Alcuni dei nostri articoli sono dei punti fermi in alcuni settori di studio, anche dopo anni, e vengono continuamente scaricati. Tra l’altro, la verifica dei tassi di download dei diversi testi consente di monitorare l’andamento dell’interesse del lettore e dunque anche quello del valore scientifico del testo stesso. Pensare che il valore di un testo non dipenda infatti dal numero di lettori (non dico soltanto da questo…) è abbastanza illogico. La posizione di Eco o di Barthes nella semiotica non si può certo scindere dal numero di copie vendute delle loro opere. Forse questo vale meno per Greimas o Peirce, ma è comunque un fattore indicativo.

L’idea di Ugo Volli è dunque importante. Anche Gianfranco Marrone da tempo mette e disposizione diversi suoi testi (gianfrancomarrone.it), e lo stesso fa Paolo Fabbri (paolofabbri.it), e forse ce ne sono altri, e i commenti a questo post potranno integrare l’elenco. Il sintomo è importante.

I testi accademici in lingue minoritarie come l’Italiano, a mio parere, migreranno presto quasi tutti sul web, in quanto non vi è alcun incentivo economico a pubblicarli. Resta l’incentivo accademico, ma ancora per poco. In questo modo i fondi che si spendono per stampare libri di carta si potrebbero usare per altre iniziative.

I testi di Ugo Volli si trovano all’indirizzo:

sites.google.com/site/profugovolli

E il lavoro di pubblicazione è ancora in corso…

2 comments

  1. Gianfranco Marrone says:

    ciao gianpaolo, innanzitutto complimenti per l’idea del blog semiotico, che spero proprio funzioni. è molto importante per la nostra minuscola comunità.
    quanto al contenuto del tuo post, sono assolutamente d’accordo, e del resto non posso che ringraziarti della citazione. segnalo che su e/c abbiamo inserito nel menu in alto un apposito rinvio a una pagina che si chiama link, dove stiamo mettendo molti rimandi a siti personali di semiotici (bertrand, fontanille, il cadir, marsciani etc.). perché non lo fate anche su ocula?

  2. Giampaolo Proni says:

    Credo proprio che dovremmo farlo: è importante mettere in comune il nostro sapere. E’ proprio la semiotica che per prima ha parlato di strutture a rizoma e a rete, di fuga degli interpretanti, in un certo senso di perdita del controllo interpretativo.
    Penso che potrebbe anche portarci a un rinnovamento dei nostri linguaggi. Perché non pensare a una semiotica 2.0?

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