Regolarità

Oggi vado a fare jogging sulla pista ciclabile del Marecchia. A un certo punto ho davanti a me due signore che passeggiano, affiancate, nel mio stesso senso di marcia, a destra, e di fronte un’altra con una carrozzina, che si dirige verso di me, alla mia sinistra. Io mi sposto più veloce. O per meglio dire, loro si muovono più lente, visto il mio passo da mezzofondista di mezz’età. La velocità e la direzione di ognuno dei tre oggetti in moto fa sì che siamo destinati, se non cambiamo il vettore, ad affiancarci tutti e quattro (da sinistra: la carrozzina, io, le due signore) per un istante. Vedo questo e calcolo che possiamo passarci tutti. Lo stesso fa la signora con la carrozzina, che si sposta solo leggermente alla sua destra, come io mi sposto leggermente alla mia sinistra. Per un istante formiamo una linea retta:

carrozzina – io – signora 1 – signora 2

Poi io supero le due signore e la carrozzina continua in senso opposto.

Mi trovo in quel momento a pensare: “Strano, questi allineamenti super-temporanei, sia camminando, sia in bicicletta, sia in auto (per es. in una autostrada a 3 corsie) avvengono più spesso di quanto dovrebbero avvenire se tutti procedessero semplicemente a velocità costante. Non sarà che cerchiamo magari inconsapevolmente di farli avvenire?”

Ma, mah. No, questo non è possibile. E’ vero che un certo istinto porta le persone a prendere la misura da lontano e a effettuare il passaggio in simultanea per avere maggiore controllo degli ingombri, soprattutto alla guida di un veicolo. Ma statisticamente non c’è nessuna prevalenza di allineamenti. Non vi è nessuna legge, né fisica né sociologica, che lo può giustificare.

E’ che, semplicemente, il nostro cervello è costruito in modo da dare maggiore attenzione alle forme regolari e semplici. Se in un bosco per puro caso tre alberi sono in linea retta, l’occhio e il cervello subito colgono questa forma. Così se una nuvola è rotonda, o un lago è a forma di Y (come il lago di Como). Mentre il Lago di Lugano, che non ha una forma semplice, è più difficile da cogliere e da descrivere.

Questa capacità è così forte da farci pensare che le forme ‘significative’ (che hanno figuratività, ma anche regolarità plastica o comunque eidetica) sono addirittura più frequenti o più grandi di quanto sia veramente. In ogni caso, sono più importanti per il soggetto. Allo stesso modo, non appena il rumore del treno, o quello delle ruote dell’auto su lastre di cemento di un viadotto, si avvicina a un ritmo regolare, il percetto attraversa la barriera dell’attenzione e inizia un percorso interpretativo che può cessare subito ma anche arrivare lontano. Forme, forme del senso che emergono e si propagano, si mescolano, risuonano.

Su queste regolarità è facile appoggiare una convenzione, costruire un codice, dar vita a un testo estetico.

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